La vita temuta di uno stroncatore

Berlino Tatiana, una bellissima, bionda russa allora quarantenne lo iniziò al sesso più selvaggio e all' amore, in piena guerra nel Ghetto di Varsavia. Lui ventenne la amò perdutamente, poi la lasciò per una giovane, timida coetanea ebrea. Si rividero per caso nel ' 46 a Berlino, in un bar della Ku' Damm: Tatiana gli confessò invano di rimpiangerlo, e lo esortò a lanciarsi nella critica letteraria e a trasferirsi in Germania. Oggi quel ragazzo ne ha fatta di strada: lo chiamano "der Herr der Buecher", il Signore dei libri: temuto e rispettato, non esita a stroncare a sorpresa con la sua penna le opere più attese, come fece con Un vasto campo di Gunter Grass. Ricordate? Der Spiegel lo ritrasse in copertina intento a stracciare il libro di Grass con la foga di un Mosè che fa a pezzi il vitello d' oro. A 79 anni, osannato dai grandi giornali e corteggiato dai migliori talk-show tv, Marcel Reich-Ranicki è considerato fra i più autorevoli critici letterari d' Europa e forse del mondo, con alle spalle centinaia di recensioni e di saggi. Ma al pubblico doveva ancora due sorprese: il grande talento di narratore, e il racconto della sua vita, un' eccezionale cavalcata tra amori e avventure, guerre, tenzoni tra storici e letterati e intrighi di spie nel secolo segnato da due guerre mondiali e dal bolscevismo, dall' Olocausto e dalla Guerra fredda. Le sue memorie - Mein Leben, Deutsche Verlags- Anstalt, Stoccarda - sono un viaggio appassionante attraverso i drammi del nostro tempo. La sua vocazione di critico letterario, egli narra, germogliò negli studi giovanili a Berlino: nato nel 1920 come Marcel Reich nella polacca Wloclawek, era figlio di un commerciante ebreo che andò in bancarotta con la crisi del ' 29. La famiglia si trasferì a Berlino presso un ricco zio. "La letteratura", racconta, "divenne la mia torre d' avorio. Invidiato dai compagni di scuola in Polonia perché parlavo bene anche il tedesco, circondato a Berlino dall' antisemitismo montante, mi rifugiai in un mondo ideale in cui solo Schiller e Shakespeare, Heine e Goethe dettavano legge". Non durò molto: dopo la maturità, fu espulso dal Terzo Reich con tutta la famiglia. "Il mio bagaglio visibile", scrive, "era una misera valigia con pochi panni e un romanzo di Balzac, ma il mio bagaglio interiore era la lingua e la letteratura tedesca". Nel Ghetto di Varsavia i Reich furono sorpresi dall' occupazione nazista. Marcel all' inizio ebbe fortuna: per il suo ottimo tedesco divenne il notabile dell' amministrazione del Ghetto. Doveva tradurre e protocollare i rapporti con i nazisti e le autorità collaborazioniste polacche, non meno antisemite degli occupanti. "Le radio erano proibite, informazioni ne entravano poco o nulla: la voglia di sapere e di vivere ci spingeva all' arte", narra il Signore dei libri. Dimenticavano la morte organizzando concerti di Mozart e Beethoven o di musica moderna, e fu come critico musicale che Marcel scrisse le sue prime righe. L' amore per Tatiana nacque su quel tragico sfondo: lei fuggita da San Pietroburgo s' invaghì del giovane, brillante ebreo. "Mi chiese letture quotidiane di prosa inglese, mi accoglieva con caffè e dolci allora rari e costosi, e, come scrisse Francesca da Rimini, da un certo momento non leggemmo più... lei mi aveva lasciato la scelta delle pagine, io le lasciai l' iniziativa su ogni altro terreno". Fu, scrive Marcel, "un legame erotico e sensuale, banale e imbarazzante, secondo uno schema già percorso dalla letteratura, da Hofmannstahl a Zweig a Joseph Roth... ma non posso dimenticarlo": Tatiana gli sussurrava le note di Plaisir d' amour di Edith Piaf, lo lusingava dicendogli di aver lasciato per lui il lesbismo, e gli narrava di un suo fantomatico fratello in alte posizioni a Mosca. L' amore con la bionda russa "dai grandissimi occhi azzurri, forse i più belli che abbia mai visto" finì con un incontro casuale: Teofila "Tosia" Langnas, la figlia allora diciannovenne d' un ebreo fuggito da Lodz e impiccatosi per la vergogna perché schiaffeggiato in pubblico dai soldati tedeschi. "Occupati di lei, mi disse mamma, e quella frase mi suona ancora nell' animo", confessa il principe dei critici. "Parlava tedesco, amava la letteratura come me. La simpatia, almeno, fu immediata". Lui, notabile del ghetto costretto a tradurre in polacco e yiddish l' ordine di deportazione, sposò Tosia e così la salvò dal treno per Auschwitz dove i genitori dei due salirono per il viaggio senza ritorno. Insieme a lei riuscì a fuggire dal Ghetto: un tipografo disoccupato li nascose in cambio dell' aiuto a fabbricare sigarette di contrabbando. "Ogni sera intrattenevo lui e la sua famiglia raccontandogli a memoria le opere di Goethe, e così sopravvivemmo fino all' arrivo dell' Armata rossa". "Mi arruolai subito volontario per combattere i nazisti", narra Marcel. Ma ebbe poca soddisfazione: era così denutrito che gli ufficiali dell' Armia Ludowa, l' esercito comunista polacco lo credettero cinquantenne e gli affidarono la censura della posta. "In quel clima mi convertii al comunismo, e feci in buona fede l' errore più grave della mia vita". Nel dopoguerra di Jalta, il giovane, colto ebreo divenne ufficiale dei servizi segreti polacchi. Col grado di capitano e il nome in codice di "Albin", fu inviato a Londra per sorvegliare l' emigrazione e le potenze occidentali. Ma lì, insieme a Tosia, scosso dalla tragedia ungherese, nel ' 58 scelse la libertà. E Tatiana alla fine aveva avuto ragione: fu in Germania, nel Gruppo 47, poi nelle redazioni più prestigiose, dalla Zeit alla Frankfurter Allgemeine, che Marcel cominciò una nuova vita. Ma mai, nota Der Spiegel, riuscì a liberarsi dai fantasmi del suo passato. Con Walter Jens strinse l' amicizia più importante della sua vita, ma la ruppe sdegnato e triste per una pesante polemica sui suoi anni a Londra: il professore di Tubinga non si volle dissociare dal figlio Tilman, che in un reportage tv aveva svelato quel passato di spia che Reich-Ranicki aveva taciuto, accusandolo di aver gravemente danneggiato i dissidenti in esilio. Non migliore, egli ricorda, fu il clima alla Frankfurter Allgemeine, dove "quasi tutti, redattori e segretarie, mi facevano sentire di non essere benvenuto". Fino a un incidente clamoroso nel settembre ' 73: Joachim Fest, lo storico che lo aveva portato alla Faz, lo invitò al ricevimento nella villa berlinese dell' editore Wolf Jobst Siedler per la presentazione della sua monumentale biografia su Hitler. Fu una splendida serata finché tra gli ospiti Marcel e Tosia, sopravvissuti al Ghetto, notarono un distinto signore vestito di scuro, tutto preso a ripetere: "A Lui questo libro sulla sua vita sarebbe proprio piaciuto...". Era Albert Speer, già ministro dell' Industria nazista. Lo scontro con Fest ebbe poi ad aggravarsi: Reich-Ranicki non fu da lui informato della pubblicazione del celebre articolo di Ernst Nolte, che con la sua tesi sul nazismo come conseguenza del bolscevismo aprì la grande querelle degli storici, né mai gli chiese un contributo al dibattito. "L' uomo cui devo somma gratitudine mi ha gettato nel più profondo dolore", disse il Signore dei libri. Cosa lo incoraggiò a non mollare? "Trovò tre surrogati della patria che gli manca", nota Der Spiegel: "L' amore di Tosia, l' inchino di Brandt al Ghetto di Varsavia, e la letteratura", quella passione che Tatiana lo esortò a non gettare alle ortiche, rivedendolo un giorno del dopoguerra a Berlino. - di ANDREA TARQUINI

 

Marcel Reich-Ranicki